lunedì 11 dicembre 2017

A pesca di scoperte

Il tre ottobre 2017 è stata una giornata speciale: siamo andati al Muse per frequentare due laboratori “Il passato che conta” e “Gli acquari”.
Ci siamo andati per trovare informazioni sull'ambiente acquatico per il nostro nuovo gioco.

Alle 8.25 ci siamo trovati a scuola e subito dopo abbiamo attraversato tutto il paese di corsa per prendere la corriera che ci aspettava al Terramare.
Siamo saliti veloci, abbiamo preso posto, ma non riuscivamo a stare fermi perché volevamo vedere come Clarissa salisse con la pedana.
Una volta partiti siamo arrivati a Trento e dalla stazione abbiamo camminato fino a raggiungere il museo. C'era un sacco di gente sui marciapiedi e di traffico sulle strade e, quando siamo arrivati al Cimitero, abbiamo preso uno spavento: davanti a noi c'era un cantiere e non sapevamo come passare per arrivare dall'altra parte. Per fortuna un signore ci ha detto che il passaggio era libero e tutti assieme abbiamo percorso una stradina stretta che ha fatto saltellare la carrozzina di Clarissa.


Il passato che conta



Appena entrati nel museo ci hanno fatto accomodare in una stanza dove ci aspettava Giovanni, un archeologo. Ha iniziato a spiegarci come contavano nella preistoria: i pastori e i cacciatori usavano un osso dove incidevano delle lineette. Ci ha fatto vedere un bastoncino simile a un reperto ritrovato a Ledro e abbiamo notato che ogni 4 tacchette che si ripetevano ce ne era una più lunga. Gli studiosi pensano che servisse per contare le prede o gli animali allevati.

Giovanni ci ha consegnato delle tavolette di argilla ritrovate nella tomba del faraone Narmer, il primo a unire Alto e Basso Egitto. Gli Egizi usavano i geroglifici per scrivere i numeri e nella tavoletta c'era disegnato l'oggetto o l'animale che il faraone aveva conquistato e il numero. Noi dovevamo decifrarle, calcolare e capire quale quantità era scritta. Era un po' complicato perché bisognava capire a cosa si riferiva, conoscere quanto valeva un simbolo, vedere quante volte era ripetuto e poi sommare.
Poi ci ha spiegato che i Romani e i Greci usavano le lettere dell'alfabeto per scrivere i numeri e che per fare i conti usavano uno strumento complicato che era l'abaco.
Le popolazioni antiche che vivevano in America avevano diversi modi per contare: i Maya usavano base venti, conoscevano lo zero che disegnavano come il seme del cacao e scrivevano i numeri con pallini e bastoncini.
Anche noi abbiamo provato a scrivere la nostra data di nascita ed è stato difficile pensare in un modo così diverso dal nostro.
Gli Inca invece usavano base dieci e per contare usavano le corde dove scrivevano i numeri facendo dei nodi. Ci siamo allenati anche noi, ma non riuscivamo a fare i nodi multipli per le cifre più grandi.
Gabriele, Leonardo, Lorenzo e Nicolò.
Pausa pranzo


Dopo aver fatto la prima attività della mattina, abbiamo deciso di non rimanere nel parco del Muse, ma di andare a quello delle Albere. Siamo corsi a mangiare perché il tempo stringeva.

Dopo aver mangiato alcuni di noi sono andati a giocare sulla teleferica e si sono divertiti tantissimi ad andare veloci, mentre altri si sono dondolati sulle altalene e si sono arrampicati sui giochi.
Ci piace molto quel parco perché è grande e i giochi sono sempre liberi perché ci sono poche persone.
Quando le maestre ci hanno chiamato siamo corsi in fila perché dovevamo ritornare al Muse e fare il secondo laboratorio. La maestra Roberta ci ha accompagnati per una scorciatoia senza scalini, proprio adatta alla nostra Clarissa, ma la maestra Rosetta ha fatto la birichina e non ha voluto seguirci perché credeva che la strada fosse più lunga. Così abbiamo dovuto aspettarla e guardarla dall’altra parte della strada mentre spingeva la carrozzina cercando la dove poter passare. Volevamo tirarle le orecchie, ma le vogliamo troppo bene e ci siamo messi a ridere e a aspettarla davanti all’ingresso.
Marianna e Sabrina

Gli acquari



Una guida ci ha portato nella stanza degli acquari e le abbiamo detto che a scuola vogliamo tenere dei pesci. Lei ci ha fatto i complimenti e poi ci ha detto di ascoltare con attenzione per scoprire notizie utili sulle abitudini dei pesci.

Ci ha dato degli adesivi con rappresentati diversi pesci che noi dovevamo riconoscere nelle vasche e dopo cinque minuti tutti noi li avevamo trovati: abbiamo osservato con attenzione i pesci palla, il pesce gatto giraffa, il pesce testone e tanti altri.
La guida ci ha spiegato tante cose anche curiose sui pesci. Essi hanno la pelle ricoperta di scaglie che si ricopre di muco per rimanere sempre in acqua; dormono con la testa in su e con gli occhi aperti perché non hanno le palpebre e usano le orecchie per orientarsi.
Il naso non serve per respirare, perché hanno le branchie, ma per sentire gli odori.
I pesci, inoltre, sono molto sensibili alle vibrazioni e per questo motivo non bisogna sbattere le mani sulle vetrate.
Ci sono pesci che tengono le loro uova nella bocca finché non nascono o pesci che hanno la testa grande perché accumulano il grasso o pesci che puliscono tutte le vasche.
Prima di finire la visita, la nostra guida ci ha consegnato delle borsette a forma di pesce con dentro tre diversi oggetti: una spugnetta, una figura e un pezzo di corallo.
La spugnetta serviva a farci capire che in un ambiente è meglio ci sia tanta biodiversità perché così è più resistente alle malattie; la tessera rappresentava tutte le cose che possono far male al mare (petrolio, scarichi, pesca con le rete…) e ognuno di noi doveva mostrarla ai compagni e spiegare il perché era pericolosa.
Alla fine era scaduto il tempo, ci siamo salutati e abbiamo ringraziato la nostra guida che è stata molto simpatica.
Greta e Giorgia

Il ritorno



Quando siamo arrivati alla stazione delle corriere, non c’era ancora l’autista e abbiamo dovuto aspettarlo. Appena arrivato, siamo saliti sul pullman e siamo partiti a tutta velocità.

Mentre ritornavamo a scuola ha iniziato a piovere: siamo stati fortunatissimi perché la nostra giornata non è stata rovinata dal brutto tempo e abbiamo potuto passeggiare per la città e giocare al parco in tranquillità.
Quando siamo arrivati a Vezzano l’autista ci ha fatto un grosso favore: ci ha lasciati scendere alla fermata davanti alla scuola. È stato proprio gentile!

Michael e Simone

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